La pulizia dei campi di battaglia

Un aspetto che viene spesso dimenticato delle guerre napoleoniche è la pulizia dei campi di battaglia dopo uno scontro.

Il 64° bollettino della Grande Armée del 2 marzo 1807 descriveva così il campo di battaglia di Eylau dopo la sofferta vittoria dell’esercito di Napoleone:
“È richiesto un lavoro enorme per sotterrare i morti… Si immaginino nello spazio di una lega quadrata nove/dieci mila cadaveri, quattro o cinque mila cavalli morti, rottami di moschetti e sciabole, il suolo ricoperto di palle di cannone; bossoli di obice e munizioni; ventiquattro pezzi di artiglieria, vicino ai quali giacciono i corpi dei loro equipaggi, caduti nel tentativo di portarseli via durante la ritirata. Tutto questo era ciò che più risaltava su un terreno coperto di neve.”

Normalmente ci si tratteneva per spogliare i soldati degli oggetti di valore e dell’equipaggiamento in buono stato, i rudimentali servizi sanitari si occupavano poi di organizzare fosse comuni o cremazioni per evitare il propagarsi delle malattie.
Ad ogni modo un numero così alto di caduti molto spesso non rendeva possibile una degna sepoltura, complice anche l’urgenza di movimento degli eserciti durante una campagna.

Intervenivano così se possibile i contadini locali, ripulendo i soldati degli ultimi effetti personali dimenticati dalla precedente spoliazione e procedendo con inumazioni o cremazioni per liberare il terreno dai corpi.

Va da sé che le frettolose operazioni lasciavano i propri residui anche parecchio tempo dopo la battaglia. A Waterloo, per esempio, ancora dopo un anno, le ossa emergevano dalle fosse poco profonde. Venne incaricata così un’impresa con il compito di raccogliere i resti scheletrici di soldati e cavalli per macinarli e farne fertilizzante per i campi. Un giornale britannico calcolava che nel 1821 furono importati nel Regno unito circa un milione di bushel, ossia recipienti da 35 litri, di ossa umane ed equine provenienti dai principali campi di battaglia europei creando un florido commercio.

Anche i denti erano considerati molto preziosi. Dopo una battaglia i saccheggiatori andavano alla ricerca dei denti d’oro degli ufficiali, ma non risparmiavano nemmeno le dentature dei soldati semplici. Bisogna considerare che la giovane età media dei combattenti significava anche denti in buono stato, molto ricercati dai fabbricanti di protesi dentarie.
Dopo Waterloo, per esempio, il mercato delle dentiere conobbe un periodo prospero. I “Denti di Waterloo” erano pubblicizzati sottolineandone la grande qualità.

Un ulteriore fattore di pulizia dei campi di battaglia furono i “cacciatori di souvenir”. Dopo la caduta di Napoleone nel 1815, nacque in Inghilterra la moda di visitare i luoghi legati all’Imperatore, da Parigi ai principali luoghi degli scontri. Proiettili, frammenti di corazze, effetti personali dimenticati, divennero oggetto di un vero e proprio commercio di reliquie.
Il poeta satirico Barrett scriveva nel 1816:
“Tutti ormai tornano dai viaggi parigizzati o waterlizzati […] conosco un onesto gentiluomo che si è portato a casa un autentico pollice di Waterloo, con unghia e tutto il resto, e se lo conserva in una bottiglia di gin.”

[Enrico “Lentois” Ferrarini]

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