L’11e Légère e la campagna di Saint-Domingue

(di Gregorio Rebecchi)

(Combat de la Poursuivante contre l’Hercule, Crepin, 1819)

Nell’autunno del 1801, il 1° e il 2° battaglione dell’11e demi-brigade légère ricevono l’ordine di marciare su Brest. Intorno ai principali porti militari francesi, si sta infatti radunando una nuova armata, con lo scopo di sedare la rivolta in atto nella colonia di Saint-Domingue, attuale Haiti.

L’isola è centrale per le casse dello stato: nel 1789 produce il 60% del caffè consumato nel mondo e il 40% di zucchero, è il possedimento più florido della France d’outre-mer. Il 90% della popolazione è composto da schiavi neri provenienti dall’Africa, per la quasi totalità uomini. Le condizioni di lavoro sono, al pari degli altri imperi coloniali europei, disumane: la febbre gialla uccide la metà dei nuovi schiavi sull’isola nel primo anno di permanenza, le punizioni corporali sono all’ordine del giorno. Il lavoro nelle piantagioni è così pesante che tra gli schiavi il tasso demografico è negativo: per mantenere in funzione i latifondi di caffè e canna da zucchero devono essere importati ogni anno nuovi schiavi, per sostituire i morti.  Le poche donne schiave possono essere liberamente violentate dai proprietari terrieri bianchi. Il fenomeno è così diffuso che sull’isola è presente un gruppo etnico, i mulatti, generato dagli stupri dei latifondisti europei. Essi in alcuni casi sono riconosciuti dai padri francesi e possono essere riscattati e resi liberi. Ciò comporta la loro istruzione: imparano a leggere e scrivere, viaggiano, formando un primo abbozzo di classe dirigente locale. Sono principalmente mulatti liberati i leader dei moti che accadono sull’isola a cavallo del 1800. Thomas Alexandre Dumas, un militare divenuto famoso come primo generale di colore a servire nel regno di Francia, è un esempio calzante di questa categoria. Nato da una schiava e poi liberato dal padre nobile, entra nell’esercito come dragone nel 1786 e raggiunge la posizione di generale a seguito della Rivoluzione francese. Non sarà coinvolto nella spedizione di Saint-Domingue, ma la storia lo ricorda per un’altra vicenda. Nei primi anni di servizio stringe una forte amicizia con altri tre commilitoni: dai racconti di questa amicizia fatti al figlio, Alexandre Dumas, nascerà il romanzo “I tre moschettieri”.

Le disparità sociali presenti sull’isola negli anni in cui esplode la Rivoluzione francese sono responsabili di un ordine pubblico precario e incerto.  A causa della diffusione delle idee illuministe, nel 1791 si registra un’imponente rivolta di ex schiavi, liberi ma senza i pieni diritti dei coloni bianchi. Queste proteste agiscono da catalizzatore: l’enorme popolazione schiava dà vita a una rivoluzione senza precedenti. Negli anni successivi la situazione geopolitica dell’isola è estremamente caotica. Le fazioni in lotta per il potere sono svariate: schiavi che pretendono la libertà, ex schiavi che vogliono vedere riconosciuto il loro status di citoyenne, proprietari terrieri che temono per il loro commercio. C’è poi l’invasione militare dell’isola da parte di Inghilterra e Spagna, che provano a prendere il controllo della colonia (gli eserciti di queste due nazioni affrontano, nella breve campagna che intraprendono, le stesse difficoltà del contingente francese inviato anni dopo). La rivoluzione haitiana termina nel 1798 con il formale controllo francese del territorio, l’abolizione della schiavitù in tutte le colonie francesi e il trasferimento del potere nelle mani di Toussaint Louverture, uno schiavo liberato, leader durante le rivolte e forte promotore delle istanze abolizioniste.

Louverture inizia già nei primi anni del proprio operato a perseguire una politica fortemente autonomista, a tal punto che Napoleone, Primo Console a seguito del colpo di stato del 1799, organizza nel 1801 una spedizione con lo scopo di rovesciare il suo governo. Bonaparte è consapevole di non avere abbastanza potere politico sull’isola per reintrodurre la schiavitù, la popolazione locale è numerosa, ostile e armata, l’obiettivo della campagna è quello di introdurre un sistema economico ibrido sull’isola, un compromesso tra le istanze degli abitanti e gli interessi coloniali dello Stato.

Il 14 dicembre 1801, i due battaglioni dell’11e demi-brigade légère salpano da Brest, insieme ad un contingente militare di 11 mila uomini. La flotta è la forza principale di una più ampia spedizione, che prevede l’invio di un’armata di oltre 20 mila soldati, radunata intorno ai porti di Brest, Lorient, Rochefort, Le Havre e Tolone. Il comandante in capo è il generale Leclerc, marito di Pauline Bonaparte, la sorella preferita di Napoleone.  È una spedizione che comprende i due terzi della marina militare francese (33 vascelli di linea e 21 fregate), logisticamente molto impegnativa. Le navi da guerra sono cariche all’inverosimile di equipaggiamenti e soldati, tra esercito e marina le relazioni sono tese e difficili. Gli ufficiali di marina apprezzano più i rispettivi colleghi inglesi (con i quali è ancora in corso una guerra) rispetto ai soldati francesi imbarcati.

Il contingente militare raggiunge l’isola a fine gennaio 1802. L’11e sbarca il 6 febbraio nei pressi di Cap-Haïtien, nel nord dell’isola, insieme al resto della divisione del generale Rochambeau. Nei mesi di febbraio e marzo partecipa a scontri contro le forze locali, al fine di occupare le principali città portuali. Leclerc organizza infatti diverse teste di ponte in più punti dell’isola, che portano a un rapido controllo delle vie marittime di Santo Domingo. Già da questi primi scontri, la violenza dei due eserciti è spropositata. Stupri, saccheggi e violenze sui civili avvengono quotidianamente senza alcun controllo. Louverture è costretto a ritirarsi nelle aree montagnose all’interno dell’isola, ma capitola nel maggio dello stesso anno.

All’avvento dell’estate tropicale, quando nella colonia sembra essere ristabilito l’ordine, una spaventosa ondata di febbre gialla colpisce il contingente militare francese. Le stime sono confuse: si ipotizza che su 35 mila uomini che raggiungono l’isola durante la campagna, 21 mila muoiano a causa della malattia. Gli equipaggi della flotta francese sono decimati. Metà dei marinai del Duguay Trouin muoiono nel giro di un mese. Le navi non hanno braccia sufficienti per poter manovrare. Le condizioni igienico-sanitarie, la debolezza del sistema immunitario dei soldati europei e la grande promiscuità presente sui vascelli e negli acquartieramenti militari contribuiscono al disastro. Lo stesso Leclerc muore di febbre gialla nel novembre del 1802.

Mentre la situazione sfugge lentamente di mano al contingente militare, atrocità sempre maggiori vengono commesse nei confronti della popolazione locale, nel tentativo di mantenere l’ordine. È documentato l’uso di cani da caccia da parte dell’esercito francese per l’esecuzione di prigionieri. Furti, stupri e violenze diventano attività sempre più comuni, eseguite da entrambi gli schieramenti. Nonostante la deportazione di Louverture in Francia, la resistenza locale è fortissima. Il continuo invio di nuove truppe dall’Europa durante tutto il 1802 non riesce a ribaltare la situazione.  Quando arriva la notizia (falsa) riguardo alla possibilità di reinserire la schiavitù nella colonia, nel 1803, si assiste ad una nuova e violentissima ribellione della popolazione. Il contingente francese è stremato dalla malattia e dalla guerriglia. La ripresa delle ostilità con la Gran Bretagna, che rompe la pace di Amiens del 1802, obbliga la marina francese a dover supportare l’invasione terrestre da un lato e a difendersi dal blocco navale inglese dall’altro. La superiorità britannica è travolgente. Sono numerosi i vascelli francesi catturati con uno sforzo minimo da parte della Royal Navy.

Durante il 1803 Il sud dell’isola torna lentamente sotto il controllo dei ribelli. I due battaglioni dell’11e vengono integrati nel maggio dello stesso anno nel 5e légère, unità formata dai resti dei battaglioni logorati dalla campagna. La capitale, Port-au-Prince, capitola il 10 ottobre. Il 4 dicembre 1803, le ultime truppe abbandonano definitamente l’isola.

La spedizione di Santo Domingo lascia circa 30 mila caduti tra soldati e marinai nelle Indie occidentali. Circa il 10% degli effettivi totali della marina francese muore in questa campagna. Questa perdita inciderà molto sul futuro dell’azione militare francese nei mari. Haiti diventa indipendente il 1° gennaio 1804: per la prima volta nella storia una rivoluzione è guidata da una popolazione in maggioranza schiava. Ancora oggi, sulla sua bandiera, sono presenti dei rimandi a questo sanguinoso e violento periodo della storia del paese: un berretto frigio rivoluzionario svetta sulla cima di una palma da cocco, circondata da cannoni, tamburi, lance e bandiere.

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