
Fin dai tempi antichi, l’aquila è stata figura simbolica nobile e mitologica, emblema di forza e coraggio, a partire dall’aquila di Roma che alla guida delle legioni simboleggiava valore e forza militare. “Desilite commilitones, nisi vultis aquilam hostibus prodere” – Affrettatevi camerati, se non volete abbandonare la vostra aquila al nemico (Cesare, commentari, libro IV. 25).
Questo emblema condizionerà le scelte di Napoleone al momento di adottare un simbolo per il nascente Impero, anche in considerazione della crescente ammirazione per i fasti classici che dominavano la società del tempo.
L’11 settembre 1791 il 1° Battaglione Volontari Rhone et Loire si trova radunato davanti alla cattedrale di Lione per la benedizione della bandiera. Su iniziativa del comandante Charle Seriziat sulla bandiera viene posta un’aquila dorata ad ali spiegate per ricordare i fasti delle legioni romane; tale simbolo viene notato e riferito in numerose memorie del periodo.
Il 18 maggio 1804 (28 floreale anno XII della Rivoluzione) Napoleone viene proclamato Imperatore dei francesi. Il 10 luglio il Consiglio di Stato decreta: “Il sigillo dell’Impero rappresenterà un leone dormiente d’oro in campo azzurro”. Alla firma del decreto, Napoleone di proprio pugno sostituirà con le parole “Un’aquila ad ali spiegate”: tale simbolo andò a sostituire il precedente simbolo della monarchia: il giglio.
Con la cerimonia ufficiale della consegna delle aquile del 5 dicembre 1804 il simbolo viene conferito ai battaglioni e squadroni radunati per l’occasione. Anche il drappo della bandiera viene modificato sostituendo le vecchie bandiere rivoluzionarie, molto grandi e liberamente variopinte, con drappi uniformi di dimensioni 80cm x 80cm, con una losanga bianca al centro ed i 4 angoli dipinti alternativamente di rosso e blu. Questa voluta semplicità doveva concentrare l’attenzione sul simbolo dell’aquila, lasciando al drappo sottostante, decorato con scritte dipinte ad olio riportanti diciture simili per tutti, la sola identificazione del reparto. Anche l’ufficialità della consegna stabilì un forte legame tra il simbolo ed i reparti destinatari dell’emblema.
Le aquile in bronzo dorato “Modello 1804” erano scolpite dallo scultore dell’impero Caudet, e realizzate dal fonditore Thomire. Il pezzo era realizzato in 6 parti in fusione di bronzo assemblate e rifinite al cesello di ottima fattura, pesava 1850 grammi ed ogni esemplare costava 145 franchi. Tutte le aquile erano uguali e ne vennero prodotte 560 esemplari. Caratteristica di questa produzione il becco aperto tale da notare la lingua e gli artigli della zampa destra posati sulla faretra di Giove.
Nel 1805 Napoleone consegna le aquile ai reparti della Guardia Reale Italiana, tale simbolo venne quindi adottato dall’esercito del Regno Italico nel 1809 in alternativa all’ipotizzato leone di San Marco in bronzo dorato. Queste aquile, fabbricate dal fonditore milanese Francesconi, hanno la testa leggermente diversa e gli artigli della zampa destra rivolti in avanti.
Nel 1812 secondo le nuove disposizioni una sola aquila era assegnata ai reparti con organico superiore ai 1200 fanti o 600 cavalli, le aquile in esubero vennero riconsegnate ai magazzini. Anche i drappi vennero cambiati con il modello tricolore a bande verticali, ma si ebbe la semplice sostituzione del drappo sulla medesima asta riportante la vecchia aquila. Questi drappi contrastavano con la voluta semplicità del modello del 1804 portando preziosi ricami, frange e cravatte in oro. La disposizione in bande verticali, ancora oggi adottata, è frutto di un’iniziativa personale del capo ufficio del ministro della guerra commissario ordinatore Barnier.
Con la caduta di Napoleone ed il suo esilio all’isola d’Elba, si ebbe la 1° restaurazione e le aquile dei reparti vennero ritirate e distrutte.
Durante i 100 giorni vennero fabbricate nuove aquile modello 1815 e distribuite ai reparti, di fattura molto più semplice. Si distinguevano per una esecuzione generale meno accurata, ed il becco chiuso. Costavano 95 franchi. I drappi delle bandiere avevano colori di tono più chiaro e per un errore di produzione avevano la misura di 120 X 120 cm. Alcuni reggimenti montarono sulla bandiera la vecchia aquila modello 1804, tenuta nascosta fino a quel momento, a riprova dell’affetto portato per questo simbolo. Nel 1815, alla fine dell’epoca napoleonica, con la 2° restaurazione, tutte le aquile vennero nuovamente ritirate ai reparti e distrutte. Solo quelle nascoste si salvarono dalla fusione: il nuovo regime voleva eliminare questo simbolo così caro ai soldati.
Aquile in combattimento
Il 5 marzo 1811, l’8° di linea perse l’aquila in Spagna alla battaglia di Chiclana/Barrosa, ad opera del 87° reggimento inglese. Dopo un violento corpo a corpo che coinvolse alcune decine di soldati, l’aquila venne sottratta dal sergente Materson, unico sopravvissuto francese al combattimento. L’emblema fu portato in trionfo a Londra attirando una folla considerevole. In risposta, l’Imperatore organizzo alle Tuileries una parata esibendo le bandiere catturate nella penisola iberica, 200 spagnole e 6 inglesi, rispondendo in questo modo al trionfo per una sola aquila catturata. Ancora oggi, l’87° reggimento inglese si fregia sul proprio simbolo dell’aquila conquistata in Spagna. In tutto il periodo di guerra gli inglesi riuscirono a conquistare in combattimento solamente 4 aquile francesi.
La maggior parte di questi simboli venne distrutta o perduta durante la ritirata di Russia, ma alcune vennero riportate, ad esempio l’intera guardia imperiale fini la ritirata con soli 300 uomini ma tutte le loro aquile, così come anche il 1° e 4° corpo rappresentato dalle loro aquile e un centinaio di uomini. Il 6° cacciatori a cavallo contava il Colonnello Talhouet, 4 ufficiali, 1 sottufficiale portatore dell’aquila ed una vivandiera. 13 aquile furono ritrovate dai russi dopo la Beresina, ma nessuna fu presa in combattimento. Si possono contare fuori dalla Francia un totale di 60 aquile, frutto di rese o negoziati, ma pochissime perse per combattimento .
Ora nei vari musei e collezioni private rimangono soltanto 77 aquile;
59 modello 1804, 3 modello 1811, 12 modello 1815, 3 modello italiano.
Foto: Lorenzo Baldoni