Premessa
Il saggio (1), da cui è tratto questo abstract, tenta di rispondere ad una delle domande più importanti che vengono fatte riguardo gli effetti della conquiste napoleoniche e cioè se essa fu effettivamente un acceleratore delle dinamiche sociali ed economiche nei paesi conquistati o se invece i danni portati dalle guerre, in termini economici quali distruzioni, requisizioni, spoliazioni, e in termini umane, furono un deceleratore dello sviluppo economico in Europa.
Il tema della discussione è focale sulla spiegazione del motivo per cui la Gran Bretagna iniziò la Rivoluzione Industriale ben prima degli stati europei, acquisendo una posizione di predominio industriale che verrà messa in discussione solo dalla Germania, con la Seconda rivoluzione Industriale, più di settanta anni dopo(2).
Il quesito è assolutamente fondamentale in quanto permette di valutare la “bontà” dell’ascesa di Napoleone per l’Europa, in fondo si tenta ancora una volta di rispondere alla domanda manzoniana: Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza.
L’esperimento
Gli autori del saggio hanno dovuto, ovviamente, effettuare varie ipotesi per costruire il campione analizzato e per determinare il parametro da utilizzare.
La prima questione, quale campione utilizzare, è stata risolta decidendo di studiare gli stati tedeschi prima e dopo l’invasione napoleonica, questo per vari motivi:
1) gli stati tedeschi rappresentavano un campione abbastanza omogeneo per lingua, livello di istruzione e cultura; questo neutralizza eventuali differenze non legate alla conquista napoleonica che invece si potrebbero presentare paragonando la Polonia alla Spagna;
2) gli stati tedeschi pur avendo tutti subito più o meno una conquista napoleonica, in realtà sono divisi fra stati in cui i francesi effettivamente governarono, attuando diverse riforme, ed altri in cui l’occupazione fu passeggera e quindi poco influente.
Fatte queste due considerazioni si possono confrontare territori molto simili il cui principale, se non unico, parametro di differenza consiste in una prolungata occupazione delle truppe francesi.
Il secondo problema è ovviamente il parametro da misurare poiché, come sempre quando si cerca di determinare la ricchezza di un paese nell’antichità, ci si scontra con l’ostacolo, spesso insormontabile, del fatto che parametri come PIL o reddito medio pro capite non erano calcolati, per cui si deve ricorrere a misuratori indiretti della ricchezza. Nel periodo post rivoluzione industriale il parametro più utilizzato normalmente è la produzione di prodotti ferrosi (ghisa o acciaio) o l’estrazione di carbone, ma qui siamo temporalmente trent’anni prima.
Alla fine il parametro scelto è stato il livello di urbanizzazione(3), partendo dal presupposto che elevati livelli di urbanizzazione sono possibili solo in presenza di società ricche, con elevati livelli di produttività agricola (quindi con meno manodopera necessaria), trasporti sviluppati (per poter trasportare le derrate agricole in grandi quantità) e produzione artigianale o proto industriale sviluppata (per poter dare da lavoro alle popolazioni rurali che si inurbano). Il dato è mediamente abbastanza affidabile perché ogni stato moderno ha sempre tenuto a conoscere il numero e dislocazioni dei propri abitanti. Nel periodo napoleonico questa ricerca è aiutata dall’introduzione della leva obbligatoria con i registri di leva che tengono conto, per distretto, della provenienza delle reclute.

Questo grafico mostra come il tasso di urbanizzazione delle aree invase dai francesi aumenti più velocemente di quello delle aree non invase, nonchè un altro aspetto importante per la valutazione in essere: non esiste il problema dell’effetto distorsivo del fatto che i francesi avrebbero potuto invadere solo le aree più promettenti economicamente, in quanto, come si può vedere, le aree invase partivano mediamente con un gap in negativo rispetto a quelle non invase(4).
Ancient Regime e freni all’economia
Il problema dell’Ancient Regime, dal punto di vista economico, non era in realtà la forma di governo, poiché ben sappiamo che lo Stato napoleonico era, molto probabilmente, anche più “tirannico” della monarchia, ma fondamentalmente che il sistema tendeva a disincentivare gli investimenti a causa di una errata distribuzione delle ricchezze, aveva un sistema giuridico ineguale e presentava una serie di barriere che sfavorivano l’ingresso di nuovi attori economici nel sistema. Le riforme napoleoniche, incidendo positivamente su questi aspetti, produssero un nuovo flusso di investimenti, che alla lunga compensarono anche l’effetto devastante di dieci anni di battaglie sul suolo tedesco.
Il primo aspetto riguarda la distribuzione delle ricchezze per effetto sia della politica sociale che di quella fiscale. Nell’Ancient regime la ricchezza, soprattutto terriera, era in mano all’aristocrazia(5) e alla Chiesa, entrambi soggetti poco propensi al rischio e all’innovazione ma più tesi invece al mantenimento dello status quo e quindi con propensione a bassi investimenti. Questo effetto era moltiplicato da un sistema fiscale che favoriva i ceti più alti con forti esenzioni e aveva una forte carica di tassazione indiretta che ovviamente gravava sui ceti più deboli.
Il secondo aspetto disincentivante gli investimenti era un sistema giudiziario in cui i soggetti non erano tutti eguali di fronte alla legge, per cui non era assicurato, ai soggetti non nobili ma con capitali da investire in attività economiche, il diritto di proprietà, di tutela dei contratti, della proprietà intellettuale etc. etc. (6)
Il terzo aspetto era la presenza di una serie di barriere fiscali alle attività economiche, principalmente il peso più elevato della tassazione indiretta che colpisce la produzione di ricchezza più che la ricchezza stessa(7), producendo dei freni alle iniziative economiche o di tipo corporativistico che, attraverso il sistema rigido delle corporazioni, impedisce la mobilità sociale creando delle rendite oligopolistiche che disincentivano gli investimenti ad esempio in aumenti della produttività(8).
Da queste considerazioni deriva una delle leggi generali dell’economia già identificate da Adam Smith: lo sviluppo economico può avvenire solo ove vi siano istituzioni in grado di fornire diritti di proprietà sicuri e di facilitare l’ingresso e la mobilità sociale. Nell’Ancient Regime invece il sistema indirizzava la ricchezza nell’acquisto fondiario e nel mantenimento di rendite di posizione.
Le riforme napoleoniche
Adesso analizzeremo le riforme e il loro impatto.
La prima fu indubbiamente l’accorpamento di città libere, vescovati e principati in entità statuali di medie dimensioni(9). Questo ebbe l’effetto immediato di creare mercati più grandi e con minori barriere all’interno, l’eliminazione di decine di tariffe doganali per spostarsi da una parte all’altra del paese e l’unificazione di pesi e misure.
Il secondo fu l’introduzione di un codice civile e commerciale scritto, quindi non consuetudinario o basato su sentenze precedenti, che lasciava ampio arbitrio ai giudici, abbastanza conforme in tutta la Confederazione del Reno(10). Il nuovo codice oltre che essere basato sull’uguaglianza di fronte alle legge indipendentemente da etnia, religione o livello sociale ed assicurare la tutela della proprietà fisica ed intellettuale era uno strumento più moderno ed adatto ai tempi rispetto al vecchio diritto consuetudinario. Questo era una stratificazione di norme risalenti al medioevo e alla prima età moderna su cui si erano poi sommate, nel corso di due secoli, altre norme a formare uno strumento legislativo complesso e soprattutto molto diverso da una regione all’altra(11).
La terza riforma fu la soppressione delle corporazioni nelle città e dei rapporti di tipo feudale nelle proprietà fondiarie. In realtà entrambe queste riforme, in particolar modo quella della soppressione delle corporazioni, dopo il congresso di Vienna, furono mantenute solo nei territori prussiani, dal momento che la Prussia aveva già iniziato un suo processo di riforme simili, dopo la sconfitta del 1806. Gli effetti di questi ripensamenti emerge comunque sempre dal tasso di urbanizzazione che, dopo il 1815, cresce maggiormente nelle aree invase dai francesi e poi passate alla Prussia rispetto a quelle invase e poi rimaste indipendenti dopo la Restaurazione.
Conclusioni
Il tema se le riforme francesi in Germania furono il motore della crescita economica è tutt’ora aperto, da circa un secolo e mezzo in avanti vari economisti si sono confrontati, con posizioni opposte. Engels fu il primo a porsi fra coloro che hanno ritenuto la conquista napoleonica quale una grande opportunità di crescita ma schiere di economisti si sono poi trovati da un lato all’altro della barricata. Lo studio preso in esame ha il vantaggio di operare un’analisi quantitativa che sembra confermare quanto affermato da Engels più di centocinquanta anni fa: “Insieme al Lussemburgo, all’Assia renana e al Palatinato, la Prussia renana condivide il vantaggio di avere partecipato alla Rivoluzione e al consolidamento sociale, amministrativo e legislativo dei suoi risultati sotto Napoleone. Dieci anni prima che altrove in Germania, le corporazioni e il dominio patriarcale sparirono dalle città, dovendo fronteggiare una libera competizione. La Prussia renana aveva l’industria più sviluppata e più varia in Germania, un’industria la cui ascesa può essere fatta risalire al dominio francese”.
Note:
1 Abstract tratto dal capitolo “Dall’Ancient regime al capitalismo. La diffusione della Rivoluzione francese come esperimento naturale” in “Esperimenti Naturali di Storia” a cura di J. Diamond e J. Robinson.
2 David Landes, per esempio, considera la Rivoluzione francese una sorta di blocco stradale politico contro l’adozione di tecnologie per i paesi continentali e sostiene, che in conseguenza della rivoluzione il gap nella tecnica fra il continente e la Gran Bretagna si sia ampliato nei decenni successivi,
3 Calcolato come la % di abitanti nelle città rispetto alla popolazione totale
4 In realtà le prove storiche indicano senza ombra di dubbio che le conquiste dei francesi seguirono più l’importanza militare o geopolitica che le potenzialità economiche.
5 Poco importa che spesso forse borghesia di recente nobiltà poiché subito venivano reiterati i comportamenti della nobiltà di più antico stampo.
6 Questo aspetto è ben evidenziato nel film il Marchese del grillo quando l’artigiano giudeo dopo aver eseguito il lavoro non viene pagato e quando fa causa contro il Marchese viene anche condannato a pagare una multa.
7 Un esempio sono le tasse per i movimenti delle merce (esempio le tasse sui ponti e le vie o le gabelle all’ingresso delle città) che ovviamente aumentano il rischio per gli imprenditori che si trovano a dover sostenere dei costi senza avere la certezza della vendita del bene, diversa è la tassazione sui proventi che avvengono a posteriori dopo che la vendita è avvenuta.
8 E’ un fenomeno quasi certo che chi è ha una rendita di posizione tende ad utilizzare parte della ricchezza non in investimenti ma in mantenimento della posizione stessa attraverso regalie o tangenti a chi gli permette il mantenimento della posizione.
9 Da 112 stati indipendenti, 66 territori ecclesiastici e 421 stati liberi si passò a meno di 40 stati riuniti nella Confederazione del Reno
10 Alcuni stati come il Baden introdussero una loro versione adattata del Code Civil ma fondamentalmente l’impianto rimase quello del diritto francese
11 Ad esempio così era il diritto veneziano alla vigilia dell’invasione napoleonica con moltissime norme oramai desuete e non più applicate ma che rimanevano comunque in essere creando una forte incertezza del diritto. Questa disamina dimostra, e questo vale anche per l’Italia di oggi, che lo sviluppo economico non può prescindere da un sistema giudiziario civile e commerciale moderno e adeguato.