A partire dal 1796 e durante tutta l’epopea napoleonica, il k.k.I.R. 26 combattè ininiterrottamente in Italia, dal Piemonte alla Lombardia, dal Veneto alla Liguria, dall’Emilia al Friuli. I suoi soldati versarono sudore, lacrime e sangue dalle assolate pianure padane ai freddi picchi innevati delle Alpi, un legame che – sarà un caso? – verrà in qualche modo sancito nel 1814, quanto il reggimento divenne “italiano”, cioè ebbe nelle città di Belluno e Udine il proprio deposito e nei territori delle due città le proprie reclute.
Ecco dunque una breve storia dell’avventura napoleonica del 26°.
Battaglia di Dego, 14-15 aprile 1796
Il I battaglione dello Schroder, inquadrato nella brigata Kerpen, è dislocato nella località Magliani. Si trattò di un battaglia in cui le forze austro-piemontesi, fortemente frammentate dopo la sconfitta di Cairo Montenotte, tentarono di arroccarsi in difesa di Dego contro preponderanti forze francesi. Assaliti di fronte e minacciati alle spalle, gli austro-piemontesi si sbandarono in poco tempo. Alcuni corsero in avanti, verso la Bormida dove vennero decimati da reparti di cavalleria; i più si gettarono in disordine nella valle delle Cassinelle restando chiusi nella “sacca” preparata dai francesi. Pochi furono i valorosi i quali, combattendo furiosamente, riuscirono a porsi in salvo verso nord. Alle cinque della sera Massena (con una forza tripla rispetto a quella del nemico) fu padrone di Dego catturando oltre duemila prigionieri ed un considerevole parco d’artiglieria. Le perdite non sono note: sappiamo solo che il III battaglione cessò di esistere come unità indipendente: ciò che restava fu mandato a riorganizzarsi a Mantova.
Combattimento nei pressi del Lago di Garda, 30-31 luglio 1796
Il 26°, forte del I e II battaglione per un totale di 1576 uomini, a fine luglio 1796, risulta inquadrato nella brigata Bajalich, a sua volta parte della II colonna agli ordini del Feldmareschalleutenant Baron Melas. Nel piano di attacco volto a liberare Mantova, questa colonna, forte di ben 14.324 uomini e 16 cannoni, doveva conquistare il Monte Baldo e la Val d’Adige e quindi occupare Rivoli.
Il 30 luglio il 26° si scontra con i francesi di Victor a Cavajon Veronese e li batte, raggiungendo Calmasino. Al termine di altre tre ore di combattimento, il reggimento conquista le posizioni francesi e avanza su Lazise, perdendo una quindicina di uomini.
Nel corso delle successive operazioni, il 26° rimane dislocato nei pressi di Peschiera del Garda.
Battaglia di Peschiera del Garda, 6 agosto 1796.
Il 26°, appostato nei trinceramenti ad oriente di Peschiera assieme ad altri battaglioni del 43°, 25°, 10° e 11° reggimento di linea, venne attaccato dall’intera divisione di Massena, in marcia da Castiglione. Un primo attacco venne sferrato verso le 8.00, ma fu facilmente respinto; alle 9.30 partì il secondo assalto e anche stavolta gli austriaci ebbero la meglio. Il terzo attaccò iniziò quando finalmente tutta la divisione francese poté essere schierata e fu vincente. Il 26° si ritirò prima su Cavalcaselle e poi su Castelnuovo: nei giorni successivi, la ritirata proseguì per Rivoli e la Val d’Adige. Le perdite furono di 21 morti, 64 feriti e 200 prigionieri.
Combattimento di Madonna della Corona, 11 agosto 1796
Il 26° combatte sul Monte Baldo, nei pressi di Ferrara di Montebaldo. Sconfitto, ripara su Brentino e Rivalta, dopo aver subito la perdita di 18 soldati.
Battaglia di Bassano, 8 settembre 1796
Il maresciallo Wurmser aveva accampato le sue due divisioni Sebottendorf e Quosdanvich fra la città ed i monti, di fronte al fiume Brenta. Il 26° viene praticamente semi annientato: al termine della battaglia mancheranno all’appello ben 1400 uomini, e fra questi il conte, nonché maggiore, Schiaffinati oltre che 4 capitani. Il Fahnrich Conte Chalies fu elogiato dal tenente feldmaresciallo Hohenzollern per il coraggioso comportamento durante il combattimento.
Combattimento di Bassano-Fontaniva, 6 novembre 1796
Ciò che rimane del 26° viene incorporato in un battaglione composito ed inquadrato nella brigata St. Julien della divisione Quosdanovich. In questa data, l’unità si trova a doversi difendere con le unghie contro i reiterati assalti francesi, perdendo nella circostanza 15 uomini morti, 74 feriti e ben 120 prigionieri.
Battaglia di Arcole, 15-16-17 novembre 1796
Un 26° sempre più ridotto all’osso prende pure parte alla grande battaglia di Arcole. Non vi è però chiarezza riguardo il suo inquadramento. I dati di archivio riportano infatti due versioni: all’interno della brigata Brigido di sorveglianza dell’Adige fra Legnago e Arcole, oppure nella brigata Sticker della divione Mittrowsky, all’interno del k.k.I.R. 57 Colloredo. Sta di fatto, che nel primo giorno della battaglia il distaccamento Schroeder perde 2 soldati morti, 14 feriti e 16 prigionieri; il secondo 1 morto, 5 feriti e 14 prigionieri. Il terzo giorno non vengono registrate perdite.
Combattimento di Albaredo, 21 novembre 1796
Nel piccolo centro della bassa veronese, in uno scontro susseguente alla battaglia di Arcole, il 26° perde 4 morti, 9 feriti e 40 prigionieri.
Battaglia di Rivoli, 14 gennaio 1797
Il III battaglione del 26°, forte di 733 uomini, inquadrato nella V colonna del Generale Reuss, il 14 gennaio combatte lungo la strada che, da Incanale, porta a Rivoli lungo quella che è conosciuta come la strada delle Pontare, una serie di tre tornanti piuttosto ripidi che conducono alla località di Zuane Osteria. I francesi avevano provveduto a fortificare il settore, cosicché tutta la colonna austriaca non poté mai essere schierata a battaglia secondo il rigido canone lineare. Con enormi sforzi, nonostante tutto, gli imperiali riuscirono infine a conquistare le ridotte nemiche e ad arrivare in vista di Zuane, quando un contrattacco condotto da Joubert, ricacciò gli austriaci verso fondovalle. Dalla storia reggimentale leggiamo:
“le truppe di avanguardia della colonna Reuss, supportate da parte della colonna laterale, avevano cacciato la 39ª francese dai trinceramenti dell’Osteria e gli altri battaglioni della V colonna si mettevano ad occupare il bordo dell’altopiano. Allora Bonaparte, arrivato sul campo di battaglia con rinforzi, mandava circa 200 cavalieri contro i battaglioni del centro austriaco che erano un po’ dispersi. Questi, formati soprattutto da reclute e con pochi ufficiali, furono presi da terror panico e scapparono, scombussolando anche quelli che erano più indietro, cosicchè anche la V colonna, che stava ancora salendo, andò in confusione e scappò in valle d’Adige, dove si radunava la sera del 14 vicino a Rivalta”
Le perdite subite del reggimento sono ignote.
Battaglia di Pastrengo, 26 marzo 1799
Inquadrato nella divisione del Generalmajor Gottesheim, il 26° si trovava a guardia del campo trincerato di Pastrengo, assieme ai battaglioni del 53° Jellacic e del 59° Jordis. L’assalto francese della divisione Delmas alle fortificazioni austriache cominciò verso mezzogiorno: il primo attacco fu decisamente respinto ed anzi la situazione apparve talmente favorevole che il generale Gottesheim ordina un contrattacco sul fianco sinistro francese. Si trattò di un’azione piuttosto incauta e azzardata; i francesi, infatti, ricostituita la linea con dei rinforzi, tornarono all’attacco. Si accese un combattimento generale, accanito che spesso portò a dei veri e propri corpo a corpo, ma anche in questo caso le fortificazioni e la tenacia imperiale ebbero la meglio. I francesi ripiegarono disordinatamente dietro un bosco di olmi. Solo al terzo tentativo, Delmas – che nel frattempo aveva richiamato in linea tutte le sue riserve – riuscì a conquistare le ridotte, ed in particolare quelle tenute dal 53°. Il 26°, affidato agli ordini del generale Elsnitz, ebbe l’ingrato compito di proteggere la ritirata di tutta la divisione, che si incamminava celermente in sinistra Adige attraverso i ponti gettati in località Pol. Nella sola giornata del 26 marzo il reggimento ebbe a lamentare la perdita di 107 morti, 507 feriti e 293 dispersi e prigionieri.
Battaglia di Parona, 30 marzo 1799
Il 26° viene attaccato lungo la riva destra dell’Adige dai francesi della divisione Serurier: dai suoi avamposti, combatte in ritirata ed in buon ordine fino a Parona, dove l’arrivo di consistenti rinforzi consente all’esercito Imperiale di ricacciare i francesi oltre Adige. Il 26° perde nell’occasione 5 morti e 60 prigionieri.
Battaglia di Magnano, 5 aprile 1799
Inquadrato nella II colonna del Generalmajor Valentin Kaim, il I e II battaglione k.k.I.R. 26, assieme ad altri due battaglioni del 48°, due battaglioni di granatieri (Weber e Friquelmont) e 2 squadroni di dragoni Karaksay, al mattino del 5 aprile il reggimento si trovava dislocato nei pressi di Ca’ di David: la colonna aveva ordine di raggiungere e conquistare Buttapietra, località posta al centro dello schieramento offensivo francese. Buttapietra venne raggiunta verso mezzogiorno e subito iniziarono i primi combattimenti con le truppe della divisione Delmas che a sua volta marciava verso Ca’ di David. Il combattimento proseguì fino alle 14.00, quando i francesi, in netta superiorità numerica, riuscirono infine a rompere le linee difensive austriache ed a proseguire verso settentrione in direzione di Magnano e Ca’ di David. Su questa nuova linea, tuttavia, Kaim, era nel frattempo riuscito a schierare tutte le sue unità. Il primo urto fu sostenuto, senza successo dal k.k.I.R. 48, reggimento ungherese di recente formazione; a loro sostegno intervenne il battaglione Weber, che però perse 400 effettivi nel giro di pochi minuti. Toccò quindi ai granatieri di Friquelmont entrare in combattimento, ma anch’essi furono costretti ad indietreggiare. Finalmente, entrarono in linea i due battaglioni del 26° che, sostenuti dai dragoni, riuscirono, nonostante la forte inferiorità numerica, a reggere l’urto francese fino all’arrivo dei rinforzi, verso le 17.30, condotti sul campo dal generale in Capo Imperiale, Kray. L’arrivo di queste fresche unità ristabilì la situazione. Verso le 18.30 Delmas, sotto forte pressione e venuto a conoscenza che alla sua destra la battaglia era perduta, ordinò la ritirata generale repubblicana. I granatieri sono invece inquadrati nel battaglione Stentzch all’interno della colonna Zoph che combatte nella zona di Scudo d’Orlando e Dossobuono. Nella battaglia viene ferito mortalmente il maggiore Klein e cadono altri 37 uomini; i feriti sono 317 ed i prigionieri 120 (fra questi il capitano Avemann).
Assedio di Mantova, aprile/maggio 1799
Vi prende parte il III battaglione, agli ordini del generalmajor Elsnitz: il resto del reggimento rimane a Verona, per riorganizzarsi delle perdite ricevute. Viene schierato a sud di Mantova, nella zona di Pietole e di Cerese. Qui l’8 maggio sostiene un combattimento che costa la perdita di 11 feriti e 12 dispersi. A maggio arriva anche il II battaglione.
Battaglia di Marengo, 14 giugno 1800
Alla battaglia prendono parte le due compagnie granatieri, inquadrate nel battaglione Schiaffinati, brigata Lattermann, divisione Morzin. Come noto, i granatieri austriaci presero parte alla fase finale della battaglia, venendo di fatto sorpresi dal contrattacco francese, una splendida azione coordinata di fanteria e cavalleria. Non a caso, la divisione granatieri del 26° conta 2 morti e ben 87 prigionieri: fra questi il capitano della I compagnia Sternkranz e l’Oberleutenat Bock.
Battaglia di Pozzolo, 25 dicembre 1800
Il 26° si trova inquadrato nella brigata Brixen. Alle 8.00 di mattina si trova nel villaggio di Foroni, subito a sud di Valeggio, e verso le 9 riceve ordine di marciare su Pozzolo, assieme ad un battaglione del k.k.I.R. 23 Toscana. L’azione non ha felice esito ed il battaglione è costretto a ritornare sulla linea di partenza.
Battaglia di Valeggio, 26 dicembre 1800
Il 26°, schierato ancora a sud di Valeggio, viene richiamato verso nord nel corso della mattinata e viene impiegato in combattimento proprio a Valeggio. Dopo avervi sloggiato i francesi, verrà richiamato a Torre della Gherla, da dove, assieme al resto dell’esercito, si dirigerà su Verona. In due giorni il reggimento subisce la perdita di 147 morti (fra i quali il capitano conte Mayerle), 312 feriti e 639 dispersi e prigionieri, per un totale di ben 1098 uomini fuori combattimento
Battaglia di Caldiero, 30 ottobre 1805
Il 26°, inquadrato nell’ala destra del generale Simbschen, Brigata Soudain, schiera nella grande battaglia ben 4 battaglioni (l’altra unità della brigata era l’IR 22 Coburgo, altri 4 battaglioni). Le sue unità erano dislocate sul Monte Nanfari, rilievo che domina a settentrione l’abitato di Colognola Alta. Contro la brigata, mosse, il mattino del 30 ottobre, la divisione Molitor; contro il 26° combatté il 5° di linea francese, che non riuscì a scacciarlo dalle sue posizioni. Anzi, un contrattacco lanciato proprio dal 26° mise in rotta il 60° reggimento di linea francese, che, alle falde del monte, si apprestava a sua volta a partire all’attacco. Un ulteriore attacco condotto dal 23° reggimento francese si infranse contro la tenace resistenza del 26° che, servendosi di alcune ridotte, inflisse gravi perdite al nemico. Il reggimento perde 41 uomini morti, 143 feriti e 162 prigionieri.
Campagna del 1809, in Tirolo… e non solo!
Tutti e tre i battaglioni combattono in Tirolo, agli ordini dell’ottimo generale Chasteler de Courcelles. Partecipa ai combattimenti di Trento e Volano ed a molti altri in Val d’Adige. Successivamente, il I ed il II battaglione vengono inglobati nel IX Corpo del generale Gyulai e combatte a Klagenfurt, dove tre compagnie sono fatte prigioniere. Il III battaglione, rimasto per qualche tempo in Tirolo, viene infine fatto prigioniero nei pressi di Bassano, mentre cerca invano di tornare in patria. Diverso e più cruento destino per i granatieri, che invece prendono parte alla battaglia di Sacile, a quella del Piave ed a quella sul fiume Raab.
Battaglia del Mincio, 8 febbraio 1814
Il I battaglione, agli ordini del Major Massberg si trova inquadrato nella Colonna Sommariva, brigata Stanissavljevich; i granatieri sono invece inquadrati nella Brigata Granatieri Stutterheim, nel battaglione guidato da Conte Karl Welpsberg, assieme ai colleghi del k.k.I.R. 16 e k.k.I.R. 27. Il II battaglione era invece assegnato alle truppe del blocco di Mantova. Il I battaglione combatté contro le truppe del generale Palombini, nei dintorni di Peschiera: si trattò di una serie di piccoli scontri, per lo più di avanguardie, dal momento che il generale italiano si guardò bene dall’ingaggiare un serio combattimento contro forze di cui non sapeva l’esatta consistenza e per di più trincerato. Viceversa, i granatieri furono severamente impegnati nella piana a sud di Valeggio, dove sostanzialmente salvarono l’esercito da una cocente sconfitta respingendo, a prezzo di enormi sacrifici, i reiterati attacchi francesi. Alla fine della giornata, Bellegarde – comandante supremo austriaco – ordinò la ritirata su Verona, dove l’esercito rimase per circa un mese.